Definizione del dolore cronico

Descrivere il dolore è impresa ardua per la soggettività che lo caratterizza. Una definizione più completa l’ha data, per la prima volta, la IASP – “International Association for the Study of Pain nel 1986, che l’ha definito: “un’esperienza sensoriale ed emotivamente spiacevole associata ad un effettivo o potenziale danno tessutale o descritta come tale”.

PRINCIPALI PATOLOGIE DOLOROSE:

  • Lombalgia cronica;
  • Lombosciatalgia acuta e cronica, lombalgia assiale, Sindrome da faccette articolari cervicale, toracica e lombare;
  • Cervicalgie e cervicobrachialgie;
  • Failed Back Surgery Syndrome (FBSS) per esiti di interventi rachidei per ernia discale o altre patologie;
  • Dolore osteoarticolare e muscolo-scheletrico acuto e cronico (artriti, artrosi, osteoporosi ecc. in relazione a spalla, ginocchio, anca e piccole articolazioni);
  • Dolore cronico postoperatorio;
  • Cefalea ed emicrania;
  • Complex Regional Pain Syndrome (CRPS) Tipo I e II;
  • Dolore acuto da Herpes Zooster e nevralgia postherpetica (NPH);
  • Fibromialgia;
  • Dolore pelvico cronico;
  • Dolore Neuropatico primitivo e secondario;
  • Nevralgie e neuropatie dolorose (intercostali, inguinali, post-chemioterapia);
  • Dolore nel paziente oncologico;
  • Dolore in corso di trattamenti immunosoppressivi;
  • Dolore di origine vascolare;
  • Dolore nelle collagenopatie primitive e secondarie, tendinopatie acute e croniche e dolore muscolare.

Recenti stime hanno individuato che la prevalenza di dolore cronico nella popolazione arriva al 35% del totale, fornendo una misura empirica ma efficace della gravità sulla salute generale. Il concetto di dolore si è evoluto negli anni, da realtà “riservata” prevalentemente ai malati terminali, oggi considerato una “malattia nella malattia” con caratteristiche che variano da soggetto in soggetto.

La caratteristica essenziale del dolore cronico è il suo perdurare nel tempo dopo la risoluzione della causa: il venir meno del rapporto di causa/effetto che caratterizza il dolore acuto e quello persistente. Il duplice concetto di dolore/malattia pregiudica in modo significativo la qualità della vita e la rimozione del sintomo dolore coincide con la scomparsa della malattia.

La scienza medica fortunatamente viene incontro in questo campo, proponendo farmaci e tecniche sempre nuovi, come la neuromodulazione nervosa elettrica (radiofrequenza) o la neurostimolazione midollare.
Così come il trattamento della patologia originaria richiede l’intervento dello specialista, anche il dolore nella sua complessità necessita dell’intervento dello specialista in terapia del dolore, il quale non solo sappia correlarlo ad una corretta diagnosi, ma anche somministrare farmaci analgesici appropriati compresi gli oppiacei, eseguire trattamenti interventistici mininvasivi; e gestire il paziente anche dal punto di vista psicologico, coadiuvando la terapia e favorendo l’integrazione sociale.

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